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    LORE PRINCIPALE - LA PRIMA BATTAGLIA

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    LORE PRINCIPALE - LA PRIMA BATTAGLIA Empty LORE PRINCIPALE - LA PRIMA BATTAGLIA

    Messaggio Da Gilthanas Dom 3 Ott - 22:12

    LORE PRINCIPALE - LA PRIMA BATTAGLIA Deposi10

    Le lance erano esauste. I preparativi per la difesa non erano ancora ultimati. Il sole oramai era tramontato e l'eco rimbombante dei martelli e del legname oramai stava cessando nelle terre di Sponda Inquieta. I drappi delle Lance sventolavano nell'insediamento con una semplice ma maestosa "L" delle Lance che brillava sul giallo del tessuto. Jaelle salì verso la stanza del governatore presso l'insediamento dove una debole candela rischiarava quello che oramai era il posto dove Gilthanas trascorreva maggior parte del suo tempo per rivedere i piani di difesa.
    "Gil, posso disturbarti?" Chiese la fedele gildana. Ma lui non rispose immerso nelle sue carte sul tavolo pieno di mappe e quaderni.
    "Gil, ascolta dovresti dirmi se possiamo ritirarci. Abbiamo preparato tutti i materiali richiesti: i rifornimenti sono pieni di cibo e pozioni, le munizioni sono state prodotte in abbondanza e mi hanno comunicato che i cannoni sono stati issati sui torrioni come hai richiesto. Mancherebbero ancora alcuni potenziamenti ma per oggi non riusciamo a fare di più. I ragazzi sono esausti e domani ci tocca un'altra giornata molto pesante." dopo alcuni istanti di silenzio continuò: "Se ci leveremo all'alba, potremmo riuscire a fare dell'altro. Gil mi hai sentito?"
    Gilthanas si destò quasi d'improvviso e un'espressione di imbarazzo gli si dipinse sul volto colpevole.


    "Gil sei stanco anche tu, vai a riposare. Domani devi essere fresco e devi avere la mente sgombera. Abbiamo bisogno che tu sia concentrato e riposato." disse Jaelle con fare premuroso.
    "Hai ragione mia cara ma è stato tutto così affrettato! Siamo appena sbarcati, abbiamo trovato rifugio in questo antico molo abbandonato e già eserciti si muovono all'attacco. Credo che non siamo tanto i benvenuti qui. I ragazzi non hanno ancora avuto il tempo di trovare le proprie armi e armature, di alcuni addirittura non ho notizie. Insomma la ritirata dovrebbe essere considerata seriamente, ma tu mi conosci."
    "Certo che ti conosco, ancora ricordo quando anni fa inferiori in numero, in abilità e con navi più lente battemmo in astuzia la temuta nave dei Pirate Bay che intendeva assalire i nostri mercantili civetta. Ancora ci facciamo tante risate quando ricordiamo le loro facce stupite mentre rovistavano tra le casse vuote in stiva. Abbiamo agito con astuzia, seguendo i tuoi piani. Ce la faremo anche questa volta, e se non dovessimo riuscirci lo sai che abbiamo sempre il piano b"
    Il piano b era semplice anche se estremo: se la situazione fosse degenerata troppo, un corno avrebbe suonato. A quel segnale le Lance avrebbero dato fuoco alle palizzate impregnate di pece e tutti avrebbero dovuto indietreggiare affrontando le Paludi del tessitore nascoste dai fumi. Di li in poi avrebbero chiesto asilo ai Figli di Odin.
    "Il piano b è l'ultima delle opzioni ma serve per proteggere i nostri gildani, Jaelle, non voglio fuggire da nessuno" disse Gilthanas teso e nervoso.
    Un istante di silenzio gelò la stanza piena di tensione che venne rotta dalla giovane voce di un ragazzo.
    "Gilthanas ho notizie da consegnarti" disse il giovane biondino impugnando una pergamena sigillata di cera lacca che pose a Gilthanas.
    "Vieni Dady, entra pure, hai messaggi per me?"
    "Si capo, ho una lettera sigillata, ecco prendi"
    Gilthanas osservò il sigillo e lo osservò prima di romperlo: una figura di un teschio con due pugnali incrociati gli riportarono alla mente lo stendardo dei Perla Nera. Ruppe quindi il sigillo e srotolò la pergamena sgualcita. Lesse avidamente nel silenzio il messaggio e poi alzò gli occhi verso i due gildani.
    "I Perla Nera ci aiuteranno, sono già in marcia. Dady va da Blayden e dille di correre agli accampamenti e diffondere la notizia. Che affilino le armi, domani sarà una lunga giornata".


    Ultima modifica di Gilthanas il Lun 4 Ott - 12:01 - modificato 5 volte.
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    Messaggio Da Gilthanas Dom 3 Ott - 22:33

    Blayden nel buio attraversò l'insediamento e si incamminò silenziosa verso il fuoco degli accampamenti. La notte fresca e il gracidare dei rospi allietava il silenzio. L'esercito era li, poco numeroso, stanco e la tensione vibrava.  Blayden si scoprì il capo dal cappuccio e sorrise. Lei oramai era una cacciatrice, aveva imparato a muoversi nel silenzio, nell'ombra e non era raro trovarsela di fianco senza averne avvertita la presenza.

    "Si dorme qui?" chiese al gruppo che si voltò d'improvviso.
    Dopo un primo istante di sorpresa capirono di chi si trattava e il clima tornò subito tranquillo.

    "Ma che si dorme, Blayden, qui siamo pronti a combattere. Pensavamo solo al numero degli avversari. C'è chi dice che saranno armati sino al collo e che ci stermineranno in poco tempo dandoci a stento il tempo di fuggire" rispose Ixias che aggiunse "Ma io non sono qui per fuggire" aggiunse con un sorriso beffardo.
    "Porto notizie del capo" disse Blayden assumento un'espressione più seria. Tutti si destarono e porsero l'orecchio cercando di non perdersi nulla del messaggio.
    "Non mi dire che fuggiremo?" disse Sinphony appoggiato alla sua ascia.
    "Dice di preparare le armi, il piano b resta valido, ma domani combatteremo sino a quando riusciremo. Alleati ci aiuteranno"
    Dopo quella frase un attimo di silenzio sembrò quasi pesare. Poi un urlo in coro improvviso. Tutti in piedi si alzarono e urla nella notte ruppero il silenzio.
    "Siamo Dragonlances, combatteremo!"
    "Evviva le Lance! Evviva Gilthanas"
    "Lo sapevo, lo sapevo! Cuvie, cuvie!"
    "Vivi da Dragonlance sino alla fine dei tuoi giorni"
    Hell preso dalla felicità immerse una freccia nel rum la accese sul fuoco e scoccò una freccia nel cielo urlando:
    "L'ultimo che non si sposta se la prende!" Tutti d'improvviso presi da una nervosa gioia cominciarono a correre allontanandosi da quella freccia infuocata che tagliò il buio.  D'improvviso quel messaggio diede nuovo vigore al gruppo, nuova linfa ed energia.
    "Per gli Dei, Hell! Che tu sia maledetto" Gridò Noxtradamus ridendo d'ira e alzandosi di fretta goffamente per evitare di essere infilzato da quella freccia scagliata senza senso in aria.

    Una freccia luminosa nel buio, una flebile luce di speranza che accese lo spirito delle Lance.


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    Messaggio Da Gilthanas Mar 5 Ott - 14:06

    La tensione era palpabile. I cannoni erano carichi e pronti per l'innesco. Persefone aveva seguito direttamente i lavori senza fermarsi un attimo, lei stavolta avrebbe dovuto gestire la retroguardia dalla palizzata di cinta del forte.
    Gilthanas era davanti al corpo di guardia, al di fuori della struttura per valutare eventuali attacchi indiretti.
    "Vanadis!" gridò indirizzando la sua voce verso l'interno del forte. "Scocca una freccia direzione ovest alla massima potenza, voglio vedere dove arriva!"
    Vanadis spuntò da una delle torrette, tese l'arco al massimo e lasciò partire la freccia che si incastrò nella corteccia di un imponente olmo a 50 metri da lui.
    "Bene così, grazie" e così dicendo Gilthanas si avviò per recuperare la freccia.
    Un rumore di un ramoscello spezzato destò immediatamente la sua attenzione. Gilthanas si voltò di scatto e vide sbucare dalla boscaglia due scout con il volto sporco che lo puntarono rapidamente.
    "Scout qui!" Gridò e impugnò subito la lancia per difendersi. I due assalitori non ci pensarono e si lanciarono di scatto verso di lui. Gilthanas fece roteare la lancia e li fece cadere sulle loro gambe.
    Gilthanas affondò un colpo di taglio verso uno dei due a terra ed un rantolo di dolore si udì. Altri due spuntarono alle spalle armati di accetta ma non se ne accorse. L'assalitore più avanzato venne immediatamente colpito da una freccia  scoccata da Vanadis nel mentre era riuscito a raggiungere l'area dello scontro. Il secondo assalitore vedendo il compare a terra, caricò con il braccio il colpo e scagliò l'accetta verso Gilthanas urlando di rabbia. L'accetta tagliò l'aria, Vanadis seguì con lo sguardo la traiettoria e vide l'arma roteare finendo verso le spalle del suo capo. Il rumore delle ossa frantumate si avvertì chiaramente all'impatto come una piccola cassetta di legno che si spezza. Il fendente rimase conficcato nella carne di Gilthanas che cadde rovinosamente in avanti in un grido soffocato di dolore.
    Sopraggiunsero Sinphony, Hell e Ishiki urlando che rapidamente entrarono in combattimento. Sopraggiunsero anche Persefone e Saint. Gli scout vennero sopraffatti definitivamente, tranne uno che, vedendosi ora in minoranza, fuggì verso la boscaglia.
    "Vedette Hellshounds, sicuramente sono qui per studiare le nostre difese e riferirle prima dell'assalto". Disse Sinphony con ancora un po' di fiato corto. In un istante tutti si voltarono vero il capo e lo trovarono esanime a terra con la testa appoggiata sulle gambe di Vanadis che piangeva con le mani e il volto ricoperti di sangue. Il suo volto insanguinato e disperato parlava più di mille parole.
    Persefone balzò verso di loro, si chinò e avvicinò due dita al suo collo:
    "Sta morendo. Blocco l'emorraggia." E di li le sue mani poste sull'enorme squarcio assunsero un colore violaceo. Il sangue rallentò di sgorgare ma non si arrestò del tutto.
    "La ferita è troppo grave per provare a curarla qui. Dobbiamo portarlo al forte, alla svelta. Vana, tu stai bene?"
    Vanadis non rispose con gli occhi pieni di lacrime. Persefone si voltò verso Saint e gli fece cenno di aiutarla.
    Il gruppo si mosse verso il forte, il corpo di Gilthanas venne posto su un tavolo e Persefone corse a recuperare l'occorrente per le cure. Vanadis rimase li in silenzio. Troppe guerre vissute assieme, troppi anni di battaglie, di litigi e vittorie. No, non poteva finire così a poche ore da un assalto imminente. Non era possibile perdere il capo dopo tutto quel viaggio assurdo, dopo che aveva radunato tutti, dopo che le lance da ogni dove erano arrivate in quelle terre per lui.
    Fu in quel momento che un grido giunse dalla torretta esterna.
    "Arrivano! Bandiera viola! Bandiera viola! Il nemico ha acceso il paglione del richiamo! Sono tanti, tantissimi! Avanzano con cannoni a ruota! Tra meno di tre ore saranno qui" Dady si accertò che gli altri avessero ricevuto il messaggio e riprese posto nella sua postazione vicino al corno di guerra. Quella era la posizione che gli aveva dato Gilthanas. Se avesse ricevuto l'ordine di suonarlo lui avrebbe dovuto eseguire senza titubanze. La battaglia a quel punto sarebbe volta al termine. Le lance avrebbero dovuto ripiegare verso la palude, quelli erano i piani.
    Jaelle accorse assieme a Lorenz, Adhara e tutti gli altri curatori. Una guerra all'orizzonte. Erano in minoranza e il loro taru non era in grado di guidarli. Giullare arrivò per sincerarsi delle condizioni di Gilthanas, tuttavia capì subito dai loro volti che la situazione era sicuramente grave.
    "Dobbiamo suonare il corno?" chiese stranamente serio rivolgendosi agli altri.
    Ma nessuno riuscì a rispondergli. Era la cosa più sensata da fare. In questo modo, forse sarebbero riusciti a salvare il loro capo portandolo ad un insediamento vicino, ma avrebbero perso e soprattutto non avrebbero seguito i suoi ultimi ordini: "Combattiamo sino all'ultimo istante e se avremo ancora aria nei polmoni suoneremo il corno e ci ritireremo".
    "Io non posso combattere" disse Vanadis con la voce rotta dal dolore "Non posso lasciarlo qui. Se dovesse lasciarci, vorrei essere presente nel momento del suo ultimo respiro" e le lacrime ruppero le sue parole.
    "Gilthanas voleva combattere ma aveva previsto una situazione del genere, infatti ha preparato anche un piano di ritirata." disse Giullare che aggiunse "non è da codardi ritirarsi per salvare delle vite e ripartire quando potremo farcela".
    Per quanto si fossero preparati alla battaglia, nessuno se la sentì di obiettare.
    "Chiamate, Dady. Ditegli di suonare il corno".


    Dady era li sul suo posto di guardia con il monocolo per scrutare l'orizzonte. Blayden le si avvicinò lentamente, quasi a non volerlo disturbare.
    "Dady" disse l'arciera "devi dare il segnale".
    Il giovane si voltò di scatto abbandonando il suo obiettivo e la guardò con un'espressione interdetta, ma non disse niente.
    "Gilthanas è in gravi condizioni, l'esercito avversario è il doppio di noi in numero ed erano qui ancor prima di noi. Non avremmo possibilità. Procedi".
    Dady perse immediatamente tutto il suo naturale entusiasmo ma non si tirò indietro ad un ordine formale impartitogli. Uscì dalla guardiola in legno corse verso il grande corno, prese il fiato ma si fermò. All'orizzonte, da nord, una bandiera gialla con un teschio si avvicinava, era già molto vicina. Al suo seguito un piccolo esercito pari al loro.
    "Perla Nera!" Gridò Dady preso dall'euforia. "Perla Nera! Ci sono Perla Nera in cammino verso il forte!"
    "Perla Nera?" chiese Blayden con un sorriso in volto. Prese il monocolo e scrutò l'orizzonte.
    A capo della brigata vi era un volto conosciuto dal nome ignoto. Sullo stendardo giallo brillava un ricamo nero: Settima Legione Perla Nera. Al suo fianco un guerriero con in pugno una pergamena ed un falco appoggiato sulla spalla.
    "Che tu sia benedetto Gilthanas con tutti i tuoi falchi, pure da morto riesci ad aiutarci." disse la gildana pensando a voce alta. Poi si rivolse alla giovane sentinella e disse: "Ordine revocato. Non suonare il corno. Attendi nuove direttive!"
    "Certo capitano!" gridò Dady orgoglioso di aver dato una bella notizia.


    LORE PRINCIPALE - LA PRIMA BATTAGLIA Cattur10


    Blayden si recò rapidamente verso la stanza direttiva dove erano riuniti tutti gli ufficiali e consoli ma entrò senza bussare.
    "Ragazzi ho bloccato Dady. Volevo prima portarvi una notizia. La settima legione dei Perla nera è alle porte del forte. Sono armati e pronti a combattere."
    "...e combatteremo" una flebile voce uscì dalle labbra di Gilthanas sdraiato e pallido.
    Tutti si voltarono verso di lui. I suoi occhi erano chiusi. Tutto il torace era bloccato da bendature strettissime. I capelli erano unti di sangue rappreso e la pelle glabra quasi brillava.
    Tutti si fiondarono attorno al tavolo. I suoi occhi si aprirono lentamente e si guardarono attorno.
    "siamo Dragonlances, rimandiamoli a casa". aggiunse con un filo di voce.

    "Avete sentito?" disse Giullare con voce forte e decisa.
    "Abbiamo una guerra da combattere. I piani sono stati già chiariti a tutti. Abbiamo poco tempo. Andate incontro ai rinforzi, accogliamoli nella piazza d'arme. Prepariamo le armi, l'ora è arrivata.
    Tutti si mossero a quelle parole. Vanadis restò al fianco del capo, non si mosse ma tutti compresero che non avrebbe potuto comunque combattere in quello stato.

    Come le formiche l'esercito si radunò rapidamente. Tanti guerrieri armati, con armature brillanti si presentarono. Il capitano della legione disse:
    "Dov'è Gilthanas, quello sa come si convincono le persone a combattere per lui!"
    "Al momento riposa" disse Saint sorridendo.
    "Bene bene, armiamoci e partite quindi eh? Per quel che ho sentito dire di lui, chissà cosa starà tramando nel sonno allora! Io sono qui perchè il nostro capo è stato contattato da lui con questa lettera e il vostro sigillo. Lui solitamente è difficile che si fidi degli altri, ma leggendo questa mi ha fatto convocare e mi ha spedito per direttissima in queste terre dimenticate. Eppure a quanto pare c'è chi le vuole reclamare! Qualcuno che però non segue il Patto. Bè, siamo al vostro servizio, Lance del Drago. Siamo pronti a combattere al vostro fianco." disse il capitano.
    "Vinciamo per Gilthanas!" Gridò uno di loro nel mezzo
    Tutti alzarono le armi e gridarono. I soldati si abbracciarono tra loro in segno di benvenuto e festa. Un colpo di cannone esplose interrompendo improvvisamente i festeggiamenti.
    "Avanzano! A meno di 200 metri dal portone!" Gridò Thoradin posizionato su un cannone fumante...

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    Messaggio Da Gilthanas Mer 6 Ott - 17:45

    L’accampamento degli Hellhounds era stato organizzato a poche miglia dal forte. I paglioni di segnalazione erano tutti accesi e sicuramente con l’arrivo delle tenebre l’attacco sarebbe partito.
    Le difese erano state tutte predisposte ed i piani di guerra erano stati definiti. Gilthanas non era in grado di alzarsi ma era riuscito a definire le strategie da seguire.
    “Blayden, Ixias, Sinphony, Simis, Saint e Slyke ascoltatemi bene” aveva detto con un enorme sforzo, “ho chiesto ai rinforzi di coprire il lato est del forte, e tutti noi dovremo coprire il lato ovest. In questo modo centralmente non dovrebbero riuscire a sfondare. Fate utilizzare i cannoni dalle palizzate incrociando i fuochi a vostro vantaggio. Fate attenzione ai loro carri, potrebbero abbattere le nostre difese. Persefone e Giullare restate nel forte, ho bisogno che voi mi facciate rapporto costante sugli esiti. Se sentirete il corno suonare non indugiate, date fuoco alle palizzate e muovetevi verso nord, attraversando le paludi e raggiungete l’insediamento, sarete tutti accolti e protetti, ho la parola di Lalliforme della compagnia dei Figli di Odino”
    Tutti recepirono senza obiettare e ripresero le proprie posizioni. Persefone si avvicinò a Vanadis e porgendole una piccola bottiglietta di vetro con un intruglio rossastro le disse:
    “Se la guerra capiamo che sta andando male, dagli questo da bere. Gli darà la forza per provare a rialzarsi e fuggire. Non lo lasceremo qui. Non lo avrebbe mai fatto con noi.”
    Vanadis annuì e la ripose nella sua tracolla da cacciatrice con premura.
    La sera era giunta, gli arcieri sulla palizzata avevano già preparato i barili di pece per dare fuoco ai paglioni per aumentare la visibilità posti in tre distinte zone della boscaglia. La notte tuttavia non era buia e permetteva già una discreta visione nelle aree aperte. La luna era li, splendente che sembrava volesse ammirare la battaglia. Tutto ebbe inizio con un colpo di proiettile che colpì a pochi centimetri Thoradin sulla palizzata. Il colpo vibrò e il giovane guerriero ne avvertì lo spostamento d’aria per quanto vicino gli passò dal volto.
    “Attaccano!” Gridò Ixias innalzando la sua staffa di fuoco al cielo. Al suo urlo sembrò quasi che alcune Lance presero fuoco. Erano i maghi che erano tutti riuniti e vicini, pronti a scatenare tutti gli elementi sugli avversari. Urano, uno dei maghi più antichi, sorrise all’entusiasmo di Ixias e si voltò per un istante a guardare proprio dietro di lui dove, tra le palizzate di legno, c’era GIlthanas nell’infermeria. Come a volergli dire: “guardami, ora ti vendico io”.
    L’esercito degli Hellsound avanzò impetuoso proprio dalla parte destra, coperta dai Perla Nera che si aspettavano l’attacco. I cannoni dall’alto fecero fuoco pesantemente e abbatterono alcuni carri che erano pronti per essere positizionati. Un artigliere appena salito sulla postazione di tiro cadde a terra esanime con una freccia puntata sul centro della sua fronte.
    “100 punti!” Gridò Thalion per la felicità di averlo centrato in pieno. Lo scontrò fu cruento e le scintille delle armi di acciaio che si colpivano a vicenda fu assordante.
    Simis iniziò a lanciare incantesimi di cura nella mischia cercando di aiutare il gruppo a tenere duro. Dovevano resistere a tutti i costi. La situazione stava degenerando e i Perla nera stavano iniziando ad indietreggiare spinti dall’onda d’urto dei Lupi dell’Est. Sinphony suggerì di andare a dargli manforte e l’esercito si spostò tutto verso est per tenere l’avanzata.
    Molti caddero nell’irruenza dello scontro e i feriti via via si defilavano per rientrare in base per farsi curare dalla seconda linea dei curatori. Quando lo scontro sembrò volgere ad un assestamento alla pari dove né l’esercito attaccante avanzava né perdeva terreno una moltitudine di colpi si schiantò sulla palizzata ovest del forte. Un potente rumore di legna squarciata e fiamme abbatterono la torretta armata e due cannoni esplosero.
    Una batteria di sei carri era avanzata sfruttando lo sbilanciamento delle difese verso est e conquistò l’area rendendo inoffensive tutte le difese da quel lato. La situazione in pochi attimi sembrò peggiorare drasticamente. Quell’enorme frastuono diede un duro colpo all’umore dell’esercito. Quel danno colpì nel profondo tutti che cominciarono a temere il peggio. Il forte era danneggiato. Giullare gridò dall’alto
    “Ad ovest ci stanno abbattendo le mura! Ripiegare, ripiegare!”
    Come uno stormo di uccelli tutti si mossero verso la zona. Cercando di affrontare cecchini nascosti nella boscaglia e cannonieri che non aspettavano altro che quell’occasione per colpire dal fianco l’esercito. Intrappolati tra un’avanzata da destra e l’artiglieria pesante a sinistra, con metà forte già disarmato, le Lance combatterono con tutta la forza che avevano. Ora il combattimento si era spostato nell’area antistante al portone principale. Perso quello sarebbe finita in fretta. Dall’alto gli ultimi due cannoni rimasti continuarono ad esplodere colpi e con estrema difficoltà riuscirono ad arginare l’avanzata da ovest. Con barriere di ghiaccio e tempeste di neve i Dragonlances riuscirono a mitigare l’ondata ma l’esercito avversario era ancora in forze per vincere, mentre le Lance cominciavano a cedere piano piano il terreno.
    “Rapporto di guerra, Giullare” disse Gilthanas che apparve sulla torretta appoggiato dolorante alla spalla di Vanadis. Apparve il capogilda, con un giaccone di pelle decorata addosso ma con il braccio sinistro non infilato nella manica.
    “Non sono riuscita a tenerlo sdraiato. Quando gli ho dato la pozione di Persefone visto l’andamento della guerra la prima cosa che ha detto è stata: abbiamo vinto?” Disse Vanadis rivolgendosi all’antico compagno di battaglia.
    Giullare sorrise per un istante, poi preoccupato raccontò dell’andamento della battaglia e della pericolosità della perdita delle difese pesanti. Indicò la folla che in basso si stava prodigando a combattere. Vide le sue Lance affrontare un nemico più forte con coraggio e devozione. Vide maghi ardere il terreno, asce frantumare scudi, spade splendere nel buio della notte.
    Quante battaglie erano state già combattute, quanto lungo era stato il viaggio per arrivare li con una missione ben precisa: raggiungere le zone del nord dove il cuore della corruzione poteva essere raggiunto. No, il forte non potevano abbandonarlo perché è da lì che avrebbero dovuto riprendere il viaggio verso nord. E’ da quelle terre poco accoglienti che avrebbero tagliato verso ovest per poi risalire il fiume e attraversare i monti dello Spriggan.
    “Stacca gli arcieri, mandali ad ovest e dì loro di colpire alle spalle gli artiglieri. Che non si facciano scovare. Chiedi ai Perla Nera di avanzare verso il loro insediamento così da obbligarli a rientrare e avverti i nostri tank di avanzare per attirare l’attenzione al centro.” Disse Gilthanas
    Giullare non chiese neanche spiegazioni, impartì velocemente gli ordini ricevuti. Blayden restò interdetta mentre riceveva quelle direttive da lui. Non che non lo ritenesse un valido combattente, ma non aveva mai visto in Giullare uno stratega militare e la cosa la colpì. Il console avvertì per un istante l’espressione del suo volto e, comprendendo l’eccezionalità della richiesta gli urlò:
    “Guarda lì sulla torre! Prenditela con lui!” indicando la torre più alta del forte con il braccio.
    Blayden si voltò e vide Gilthanas in piedi, appoggiato al bordo della torretta in legno, troppo lontano per le frecce, troppo debole per combattere ma era li con il suo esercito.
    “Gilthanas! Gilthanas!” urlò quasi come una ragazzina. Tutti sentirono quel nome urlato nella folla e nella battaglia e tutti si voltarono per guardarlo così distante dal campo di battaglia ma così vicino a tutti loro. Un nuovo vigore si avvertì. Quella notizia diede energia ed impeto a tutti.
    Blayden confermò la ricezione dell’ordine e partì con gli altri staccandosi dal gruppo. Tutti si voltarono verso il centro e i Perla Nera avanzarono come da indicazioni. Fu un movimento semplice ma efficace. Obscure, Saint, Sinphony e Rogar con altri combattenti uniti da poco alle Lance si misero in posizione difensiva e avanzarono lentamente verso i carri protetti dai curatori alle loro spalle.
    Un cannoniere era pronto a fare fuoco verso il gruppetto che avanzava. Prese la torcia e la avvicinò alla miccia per innescare l’esplosione ma in quel preciso istante una pioggia di frecce piombò su tutte le installazioni, colpendo anche il malcapitato che fece cadere l’innesco per terra. Gli arcieri ce l’avevano fatta. Erano riusciti a muoversi senza farsi scovare ed ora erano alle spalle dell’artiglieria. Fu quello il momento in cui venne data la carica. L’esercito si mosse con vigore e violenza e l’onda durto destabilizzò pesantemente gli invasori che stavolta ripiegarono. Vennero fatte esplodere tutte le installazioni piazzate e venne ristabilito il controllo del territorio. In quell’inferno di fuoco e scintille gli avversari non poterono che ritirarsi scappando.
    Alcuni deboli attacchi proseguirono ma servirono solo per dar tempo agli invasori di recuperare la roba per ripiegare.
    La battaglia era vinta e tutte le Lance urlarono “Vittoria!”

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